Ad Est della Cinepresa

Sguardo disincantato al cinema asiatico

Genome Hazard, di Seong-soo Kim ★★½

Firestorm

Basta prendere un regista coreano per fare di un thriller un buon thriller ? No, ovviamente, che il cinema coreano abbia trovato la sua strada nel genere crime e thriller riuscendo ad elaborare storie con un intreccio moderno e che riescano a lavorare sui nuovi status e sulle nuove tecnologia con anche l’uso di una buona cinematografia, innovativa, ma al contempo tanto caro ad un certo cinema noir anni cinquanta è sicuramente un dato di fatto, ed un marchio di fabbrica che tutti gli esponenti di questa scuola si portano dietro, ma alla fine si può rivelare un boomerang se si cerca l’eccesso, o se si eccede in turning point spesso senza esser riusciti a costruire una buona base di partenza.
 
Il film diretto da Seong-soo Kim lavora sulla debolezza della memoria, un uomo al ritorno da una giornata di lavoro trova la moglie morte, lo shock è forte tanto più che allo squillare del telefono chiamerà proprio la suddetta moglie. Immediatamente dopo compaiono due poliziotti che paiono man in black e da qui inizierà una fuga che vedrà coinvolgere anche una poliziotta sudocoreana in missione, alla ricerca di un marito scomparso.
 
Ci si accorgerà ben presto che due sono le memorie che convivono nell’uomo, quella di un designer giapponese e quella di un chimico sud coreano, tra salvataggi che ricordano i migliori episodi di McGuyver, e la scoperta di una cura contro l’Alzahimer alla base di questa caccia al nostro si arriverà al climax finale dove lunghi spiegoni saranno necessari per riuscire a far quadrare il tutto, ed anche così le cose funzioneranno a malapena.
 
La regia si dimostra curata e grazie ad una luce scura e tenebrosa si garantisce questo effetto da fine del mondo che fa da contorno a fughe in auto ben inserite in inquadrature in campi lunghi.
 
Un film d’intrattenimento passabile dove non primeggia di certo la recitazione mediocre dell’attore protagonista, Hidetoshi Nishijima, eccessivamente manierista nelle sue posture.
regia: 7
sceneggiatura: 6
recitazione: 5½
6.2

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