Ad Est della Cinepresa

Sguardo disincantato al cinema asiatico

Recensione: Girl’s Revenge, di Weica Wang ★★★

Far collimare la forma con la sostanza, la Scuola è il primo luogo in cui le diverse aspettative, individuali e comunitarie, devono trovare una sintesi.

L’ammodernamento guidato dall’esistenza di social che arrivano a puntare i riflettori anche sulla vita privata degli individui, stravolge le regole dette e non detto del comportamento in pubblico.

Weica Wang dirige un gruppo di ragazze in una scuola taiwanese alle prese con il serrato rush finale degli esami di ammissione, usa una fotografia colorata, esacerba le inquadrature per focalizzarsi sulle espressioni e le tensioni latenti tra le ragazze, costruisce una storia di bullismo e redenzione che trova nel suo affascinante climax finale il suo vero atout vincente.

L’arrivo di una nuova studentessa stravolge i rapporti di forze tra i vari gruppi che si contendono la leadership della scuola, quello della rappresentante di classe, prima in tutto, e quello delle ragazze anticonformiste, meno propense all’apparire e più interessate al godersi per quelle che sono.

L’adolescenza è un periodo vulcanico in cui si formano i primi contatti sociali al di fuori della cerchia famigliare, dove l’essere, il come apparire, sono la prima forma di rappresentazione di se stessi. Solo più avanti, i valori, gli studi, l’etica dovrebbero divenire il vero termine di paragone per ogni individuo.

Il propendere della nuova venuta per il secondo gruppo, quello meno formale, meno legato ai ricatti e ai controricatti, porterà chi si riteneva leader indiscusso alla scuola ad umiliare chi ha provato a contraddirla

Un film con alte pretese che però fa fatica a distaccarsi dalla classica caratterizzazione tra buoni e cattivi dei personaggi, sarà un empatico climax finale, in cui si diraderanno le nebbie di un torbido passato, a costruire una conclusione circolare.

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