Ad Est della Cinepresa

Sguardo disincantato al cinema asiatico

Recensione: The Fable, di Kan Eguchi ★★★

Akira Sato è un assassino perfetto, non sbaglia un colpo, non ha empatia nei confronti dell’altro, di conseguenza non ha sensi di colpa, segue pedissequamente gli ordini del suo superiore. L’uomo che l’ha raccolto e addestrato nella gioventà.

Quando quest’ultimo gli ordina di vivere in mezzo agli altri senza uccidere nessuno per almeno un anno, lui lo farà.

Verrà inviato in un clan di Osaka, dovrà cercarsi un lavoro e tentare di rapportarsi con gli altri.

Ad accompagnarlo la sua assistente, esperta bevitrice, tutto sembrerà filare liscio fin quando le dinamiche interne del clan non andranno a scontrarsi con la sua vita ordinaria.

L’uscita dal carcere di un vecchio componente della gang ed il suo tentativo di rimettersi in gioco lo porterà a scoprire il segreto della donna che ha permesso al nostro Akira di trovare un lavoro presso una casa editrice.

Messa sotto scacco, il nostro sceglierà di salvarla, di traverso si metteranno altri killer strampalati desiderosi di incontrare questa figura leggendaria del crimine.

Un divertissement che ha un suo perché, il contrasto tra gli algidi comportamenti del nostro e l’obbligo di convivialità che ogni rapporto sociale porta con sé, strappa più di un sorriso.

L’action, gradevole, esacerba le peripezie per mettere in mostra l’unicità del protagonista, arrivando a rendere il prodotto simile ad una puntata di un anime.

Film gradevole.

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